Patrizia Bedori, candidata sindaco a Milano, e' stata criticata perché "casalinga, disoccupata e grassa" (adesso ha ritirato la propria candidatura); Giorgia Meloni, candidata sindaco a Roma, è stata criticata perché incinta. Nel primo caso si tratta di una donna che dieci anni fa ha deciso di lasciare il suo lavoro di donna in carriera per dedicarsi al figlio; nel secondo caso, al contrario, abbiamo una donna che vuole conciliare maternità e lavoro. Se sono donne, in Italia sbagliano sempre e comunque. Che dire poi degli apprezzamenti fisici? Da Berlusconi in poi ci si aspetta che le donne in politica siano belle, manipolabili e possibilmente pronte a prostituirsi. Tornando alla questione di partenza, nei talk show ricorre la domanda "Può una donna conciliare lavoro e famiglia?", ma è un interrogativo banale: certo che una donna può, può fare ciò che vuole!
La domanda da porre è invece un'altra: "Una donna viene messa nelle condizioni di poter conciliare lavoro e famiglia?". Ecco, nelle condizioni del welfare italiano è molto difficile, a volte impossibile. A Giorgia Meloni, se mai diventasse sindaco di Roma, chiederei di fare cose concrete: chiederei di far aumentare gli asili pubblici invece di quelli privati - in cui peraltro lavorano spesso persone che non sono educatori con i risultati che la cronaca televisiva ci racconta-, chiederei di far cessare la prassi delle dimissioni in bianco, chiederei di retribuire adeguatamente le donne che guadagnano il 20% meno degli uomini e lavorano molto di più, dovendo sbrigare anche tutto il lavoro casalingo, chiederei un sostegno per le donne mamme lavoratrici separate. Queste cose le chiederei alla Meloni perché per qualche mese fingerà di preoccuparsene e perché Renzi ancora non si è degnato di nominare un Ministro delle Pari Opportunità. E questo vuoto si sente, e' un vuoto culturale, il vuoto di uno Stato che con il ministro ha cancellato qualunque speranza di pari opportunità.