29 agosto 2010: 500 ragazze italiane di bella presenza, vestite e truccate con cura, attendono di entrare all’Accademia libica di Roma. 21 febbraio 2011: gli aerei bombardano una folla di manifestanti a Tripoli: 250 morti. 29 agosto 2010: le ragazze assistono alla prima lezione sul Corano tenuta dal colonnello Gheddafi in persona. 21 febbraio 2011: decine e decine di donne affacciate alle finestre e ai balconi vengono uccise dai cecchini di Gheddafi perché hanno osato dare acqua ai manifestanti.
Il contrasto tra le due situazioni è stridente, intollerabile. Da una parte ragazze che per 70-100 euro prostituiscono la loro mente e la loro cultura all’Islam, esibendo all’uscita della lezione il Corano come se fosse un trofeo vinto per qualche merito. Dall’altra, donne che versano il proprio sangue per strappare a uno dei più grandi tiranni del mondo musulmano libertà e democrazia.
Il contrasto tra le due situazioni è stridente, intollerabile. Da una parte ragazze che per 70-100 euro prostituiscono la loro mente e la loro cultura all’Islam, esibendo all’uscita della lezione il Corano come se fosse un trofeo vinto per qualche merito. Dall’altra, donne che versano il proprio sangue per strappare a uno dei più grandi tiranni del mondo musulmano libertà e democrazia.
Ma le nostre hostess non sono andate solo una volta alla lezione di Corano di Gheddafi: era già successo nel novembre del 2009, sempre a Roma, e la cosa si è ripetuta nei mesi successivi con veri e propri viaggi organizzati per tour “religioso-culturali” in Libia. Quali valori può insegnare, mi chiedo, un uomo che manda l’esercito a sparare contro il suo stesso popolo? Quali ideali può avere un leader che chiama “topi di fogna” i giovani ribelli che sta per massacrare?
E quali valori possono avere, quale visione del mondo, ragazze che per poche decine di euro subiscono passivamente un esplicito tentativo di conversione a un’altra religione? E quanto sarà profonda la fede di quelle che sostengono di essersi convertite dopo le lezioni di Gheddafi?
Durante la visita di Gheddafi dell’agosto 2010 questa fu la reazione della vicepresidente della Camera Rosy Bindi: “ Solo nell'Italietta berlusconiana che si compiace di barzellette e battute misogine e che ha incoraggiato una nuova forma di mercificazione del corpo della donna è possibile assistere alla celebrazione così imbarazzante e subalterna di un personaggio come Gheddafi. Purtroppo non c'è da stupirsi per lo spettacolo offerto agli italiani con l'avallo del nostro governo. Invece di chiedere ragione delle condizioni di vita di migliaia di migranti, il governo Berlusconi si presta ad offrire un palcoscenico a chi per fare la sua propaganda pretende di circondarsi di belle ragazze».
E così, dopo il patto di amicizia Italia-Libia del 2008, non solo Berlusconi ha finito con il rendersi complice della politica di Gheddafi, e di tutti i disperati prima ricacciati nel deserto e adesso sterminati in piazza, ma ha permesso anche una violazione della dignità delle donne italiane. E, ancora peggio, le donne italiane, le hostess, sono state al gioco.
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