giovedì 17 febbraio 2011

Bambocciona a chi?


Pochi mesi fa è uscito un libro intitolato “Non è un paese per bamboccioni”, scritto da Alessandra Sestito e Matteo Fini (Cairo Editore).  Il termine “bamboccioni” era stato coniato qualche anno fa dall’ex ministro delle finanze Tommaso Padoa Schioppa che in questo modo definì i trentenni italiani che rimangono a casa con i genitori invece di andare a vivere da soli.  Il bel libro di Alessandra e Matteo (anch’essi ovviamente trentenni) dimostra come in Italia ci siano tutt’altro che pigri bamboccioni, raccontando le incredibili storie di 11 italiani che sono riusciti, nonostante tutto, a realizzare imprese eccezionali. Oggi voglio parlare soprattutto di tre di queste storie che hanno come protagoniste delle giovani donne.

La prima è Laura Torresin. Veneta, impiegata in una multinazionale dell’abbigliamento ma con la passione per la cucina, a un certo punto ha mollato il suo posto fisso per andarsene in Australia a cucinare uova in un paesino sperso nella terra dei canguri. In Australia capì, però, che per salire a un livello più alto nell’ambito della cucina doveva fare una grande scuola e imparare, innanzitutto, la cucina italiana. Tornò di corsa in Italia a frequentare una delle migliori scuole di cucina del paese, l’Alma, del grande chef Gualtiero Marchesi.
Finito il suo percorso di studi fu scelta per rappresentare l’Italia in un concorso internazionale: l’Almost Famous Chef 2010. Con il suo eccezionale minestrone vinse il primo premio, grazie al quale si ritrovò dopo poche settimane a rappresentare l’Italia e l’Europa in un concorso di fama mondiale, a Napa Valley, in California, con i migliori giovani cuochi del mondo. Anche se non ha visto questo secondo concorso, Sara ha conquistato qualcosa di ancora più grande: una preziosa fiducia in se stessa e nella sua capacità di realizzare i propri sogni.

La seconda storia è quella di Sara Caminati. Romana e con una grande passione per il web, a 18 anni comincia a collaborare gratuitamente con grandi esperti web mentre fa l’università e allo stesso tempo la sera fa la cameriera e la baby sitter per mantenersi. In poco tempo diventa  autonoma e talmente brava che, arrivata a Milano a 25 anni, lavora per i siti web di grandi multinazionali. Ma non è soddisfatta: vorrebbe lavorare in proprio e creare qualcosa di nuovo. Finalmente nel 2009 arriva l’idea rivoluzionaria: si rende conto che oggi se non sei su Internet non sei nessuno e che i personaggi pubblici hanno bisogno di qualcuno che li affianchi per gestire al meglio il loro sito e i loro contatti sulla rete. Nasce così il Personal Digital VIP, una nuova figura inventata da Sara. E’ un successo! Dopo pochi mesi riceve dalle mani del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il premio nazionale della Confcommercio (il primo di tanti altri). Quando va a Roma a ritirarlo, lei, a 26 anni, è l’unica donna, a ricevere un riconoscimento del genere, in mezzo a tanti imprenditori che hanno il doppio dei suoi anni.      
La terza storia è quella di Selene Biffi.  Nata a Monza da genitori particolarmente sensibili e impegnati nell’aiutare con i propri risparmi i bambini dei paesi poveri, Selene studia presso la Bocconi International Economics and Management e, dopo uno stage all’Onu, viene scelta nel 2005
per rappresentare l’Italia presso il Parlamento Internazionale della Gioventù, che quell’anno si riunirà in Australia. E’ in quell’occasione che sente il desiderio impellente di creare qualcosa di suo per il sociale. Nel viaggio di ritorno verso casa ha un’idea: realizzare dei corsi internazionale gratuiti e attraverso Internet che permettano ai giovani di tutto il mondo di imparare a realizzare progetti di
sviluppo e cooperazione. Si mette subito a cercare i finanziamenti, ma nessuno le dà retta. Appare ai suoi interlocutori troppo giovane e la sua idea sembra troppo strana perché non assomiglia a niente che già ci sia…  Allora, con soli 150 euro che le regala il padre, nel 2005 acquista uno spazio web sul quale prende forma il suo il progetto che sognava: Youth Action For Change.
Il suo YAC ha vinto innumerevoli premi italiani e internazionali e grazie a questo progetto centinaia di giovani in tutto il mondo hanno cambiato la vita dei paesi in cui vivono.
Care donne, prendiamo esempio da Teresa, Sara e Selene: un’altra strada è possibile. E’ possibile mettere a frutto i nostri talenti e realizzare noi stesse, senza chinare la testa di fronte alle difficoltà del sistema e senza ricorrere alle scorciatoie che ci mostrano Minetti & company. 

1 commento:

Anonimo ha detto...

Grazie Giovanna, grazie Matteo Fini, grazie Alessandra Sestito per ricordare a tutti che abbiamo noi le redini della nostra vita, che abbiamo noi i mezzi per realizzare quello che veramente vogliamo, in assoluta libertà.

Isabella