Ogni anno l’8 marzo si festeggia la Festa della Donna.
Io non l’ho mai festeggiata. Da una parte mi è sempre sembrato ridicolo festeggiare la donna partecipando a cene, banchetti e spettacoli (tra i quali va di moda assistere allo spogliarello di uomini a pagamento), imitando comportamenti tipicamente maschili e strumentalizzando questo giorno come simbolo di carnevalesca trasgressione.
Dall’altra, ho sempre avuto ben presente la drammatica origine di questa ricorrenza.
Forse poche donne sono al corrente di quello che accadde nel lontano 1908, quando a New York 129 operaie dell'industria tessile Cotton scioperarono per protestare contro le terribili condizioni in cui erano costrette a lavorare. Lo sciopero si protrasse per alcuni giorni finché l'8 marzo il proprietario bloccò tutte le porte della fabbrica per impedire alle operaie di uscire dallo stabilimento. Ci fu un incendio doloso e le 129 operaie prigioniere all'interno dello stabilimento morirono arse dalle fiamme. La commemorazione di queste vittime, inizialmente tutta americana, è stata poi accolta in tutto il mondo come la giornata simbolo del riscatto femminile. L’iniziativa di celebrare la giornata internazionale della donna fu presa per la prima volta nel 1910 da Clara Zetkin a Copenaghen, durante la Conferenza internazionale delle donne socialiste.
Tornando alla nostra Italia del 2011, quest’anno ho l’impressione che l’8 marzo abbia un valore diverso. Mi sembra che si sia riaccesa nelle donne una qualche istintiva memoria storica dell’8 marzo. Noto che si sta pensando molto meno ad organizzare cene e molto più a scendere in piazza.
La giornata di mobilitazione nazionale del 13 febbraio, in cui le donne rivendicavano i propri diritti e la propria libertà, avrà un seguito nell’8 marzo. Tutte le donne, sia di destra che di sinistra, si stanno preparando a manifestare nuovamente per continuare ad affermare la loro intelligenza e i loro saperi, che vengono ingiustamente messi da parte in questo paese maschilista e machista, e che invece sono essenziali per la democrazia e lo sviluppo dell’Italia.
Il comitato di donne che ha dato il via all’iniziativa Se non ora quando invita tutte le donne a ritrovarsi nei luoghi scelti in ogni città d’Italia (per manifestazioni, presidi, flash mob, piccoli cortei, assemblee) ma anche spontaneamente ovunque capiti (all’entrata di scuole e asili, alle fermate delle metropolitane, sotto casa) per discutere della condizione della donna in Italia e di tutto quello che possiamo fare per cambiare le cose.
Inoltre, diffondo l’invito fatto a tutte le donne dal comitato Se non ora quando, a mettersi un fiocco rosa beneaugurante addosso, e soprattutto ad appenderlo ovunque: alla borsa, sulla giacca, al motorino, sullo specchietto della macchina, alle statue più vicine, intorno agli alberi!
Liberiamo la nostra fantasia e liberiamo la nostra vita.
1 commento:
Non potrò mai dimenticare la forza emotiva e intellettuale di questo post. Forse d'ora in avanti l'8 marzo non sarà più una festa "commerciale" a base di cene tra amiche di fronte a spogliarellisti reclutati per l'occasione. Forse l'8 marzo tornerà ad essere la giornata della piena consapevolezza di cosa significa essere donna.
Isabella
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