venerdì 8 aprile 2011

Il mondo che vogliamo




Il 6 aprile è uscito in edicola il primo numero della rivista “E”, lanciata da Gino Strada, il fondatore di Emergency, l’associazione di volontari che dal 1994 rischiano in prima persona la vita, andando a curare nelle zone di guerra chiunque ne abbia bisogno. In 16 anni di attività Emergency ha curato 4 milioni di persone, spesso tra opposti schieramenti in guerra, sempre ispirandosi ai principi di eguaglianza, qualità e gratuità delle cure per tutti i feriti e ammalati.  


Ho provato un certo orgoglio quando ho visto che il condirettore, con Gianni Mura, è Maso Notarianni, già direttore di Peace Reporter e un tempo mio straordinario insegnante di giornalismo…
Una rivista come questa proprio mancava: si parla di ciò che succede nelle zone di guerra, ma si parla anche della costruzione della pace, e si parla, senza censure e senza falsi moralismi, dell’imbarbarimento culturale dell’Italia.    
E poi, nell’ultima pagina, si trova lo splendido manifesto che Emergency ha lanciato qualche mese fa. Si tratta di parole che ciascuno di noi dovrebbe leggere e sottoscrivere quotidianamente. 

“Crediamo nella eguaglianza di tutti gli esseri umani a prescindere dalle opinioni, dal sesso, dalla razza, dalla appartenenza etnica, politica, religiosa, dalla loro condizione sociale ed economica.
Ripudiamo la violenza, il terrorismo e la guerra come strumenti per risolvere le contese tra gli uomini, i popoli e gli stati. Vogliamo un mondo basato sulla giustizia sociale, sulla solidarietà, sul rispetto reciproco, sul dialogo, su un’equa distribuzione delle risorse.
Vogliamo un mondo in cui i governi garantiscano l’eguaglianza di base di tutti i membri della società, il diritto a cure mediche di elevata qualità e gratuite, il diritto a una istruzione pubblica che sviluppi la persona umana e ne arricchisca le conoscenze, il diritto a una libera informazione.
Nel nostro Paese assistiamo invece, da molti anni, alla progressiva e sistematica demolizione di ogni principio di convivenza civile. Una gravissima deriva di barbarie è davanti ai nostri occhi.
In nome di “alleanze internazionali”, la classe politica italiana ha scelto la guerra e l’aggressione di altri Paesi. In nome della “libertà”, la classe politica italiana ha scelto la guerra contro i propri cittadini costruendo un sistema di privilegi, basato sull’esclusione e sulla discriminazione, un sistema di arrogante prevaricazione, di ordinaria corruzione. In nome della “sicurezza”, la classe politica italiana ha scelto la guerra contro chi è venuto in Italia per sopravvivere, incitando all’odio e al razzismo.
E’ questa una democrazia? Solo perché include tecniche elettorali di rappresentatività? Basta che in un Paese si voti perché lo si possa definire democratico?
Noi consideriamo democratico un sistema politico che lavori per il bene comune privilegiando nel proprio agire i bisogni dei meno abbienti e dei gruppi sociali più deboli, per migliorarne le condizioni di vita, perché si possa essere una società di cittadini.
E’ questo il mondo che vogliamo. Per noi, per tutti noi. Un mondo di eguaglianza.

Emergency”

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