lunedì 7 novembre 2011

Il tuor italiano delle Femen


Anche in Italia in questi giorni sono arrivate le attiviste ucraine del gruppo femminista Femen. Si tratta di un movimento di protesta che è stato fondato a Kiev nel 2008 e che ha l’obiettivo di manifestare il proprio dissenso contro il turismo sessuale, il sessismo e altre discriminazioni sociali di cui sono vittime le donne. Nato da alcune studentesse universitarie, il gruppo conta attualmente circa 300 iscritte. Le attiviste di Femen mirano a "incrementare le capacità intellettuali e morali delle giovani donne in Ucraina", ma nell’ultimo anno hanno allargato la loro protesta anche al resto del mondo. Il metodo che caratterizza le loro performance è quello di usare il proprio corpo nudo, e quasi sempre in topless.  


Vestite da cameriere sexy, ad esempio, sono comparse il primo novembre sotto la casa dell’ex direttore del Fondo Monetario Internazionale Dominique Strauss-Kahn, accusato di stupro e tentavo di stupro (ma che non è stato condannato in nessuno dei due casi). Con in mano secchi e scope, le attiviste hanno ricordato a Strauss-Kahn che “può utilizzare il suo denaro e le sue conoscenze per evitare la punizione, ma l’onta non verrà mai lavata.” Lo scorso 5 novembre hanno fatto la loro prima comparsa a Roma, davanti a palazzo Grazioli per manifestare il proprio dissenso contro il presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Tre di loro si sono mostrate in topless con il corpo dipinto, ciascuna con uno dei tre colori della bandiera italiana. Intervistata, la fondatrice di Femen, Inna Shevchenko, ha affermato che “L'atteggiamento dei politici italiani nei confronti delle donne è schifoso e insopportabile. Il peggiore fra tutti, anche peggiore di Clinton è il vostro premier Silvio Berlusconi” e poi, riguardo al loro modo di protestare, ha spiegato “Usiamo il nostro corpo nudo come un'arma per colpire al petto gli uomini che manipolano e utilizzano le donne come nel Medioevo”. Ieri era prevista una loro manifestazione in Vaticano, ma solo una delle cinque femen è riuscita ad arrivare in piazza San Pietro dopo l’Angelus del Papa per poi rimanere in topless ed esibire un cartello con scritto sopra “Freedom for women” (Libertà per le donne). Ovviamente dopo poco è stata arrestata per “atti contrari alla pubblica decenza”.



Da tempo seguo le performance del gruppo femen, ma rimango sempre con l’amaro in bocca. La loro protesta, per quanto intelligente e condivisibile, finisce col trovare spazio nei media solo come rassegna di foto in cui campeggiano le tette e i culi delle attiviste. Quasi mai c’è un articolo che spiega le loro ragioni (almeno sui giornali italiani) e che non utilizzi termini inappropriati come “protesta sexy”. Per quanto ammiri il coraggio di queste donne e ne condivida gli obiettivi finali, mi sento di dissentire sul metodo che utilizzano. Nel momento in cui si usa proprio il nudo femminile per protestare contro l’uso e l’abuso del corpo della donna, si finisce col mettersi sullo stesso piano di quelli contro cui si sta combattendo e si rischia comunque la strumentalizzazione. Se ne trae la conferma che l’unico metodo efficace che una donna può utilizzare per farsi notare, nel “male” così come nel ”bene”,  è sempre e comunque quello di spogliarsi. Vorrei invece una rivoluzione culturale che per una volta non strumentalizzasse il corpo della donna ma riuscisse nell’ intento con strategie veramente nuove!

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Attenzione a chi mercifica il proprio corpo...donne non siete oggetti, non credete a chi vi ci vuole far diventare...
http://www.ukrainaviaggi.it/news/ultime-notizie/953-inchiesta-della-tv-ucraina-le-femen-si-spogliano-per-soldi

Anonimo ha detto...

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