domenica 6 maggio 2012

Hysteria



In questi giorni ho visto un film dal titolo Hysteria ovunque pubblicizzato come un film sull’invenzione del vibratore.  In effetti la regista Tanya Wexler si ispira a una storia vera, quella del giovane dottore Mortimer Granville che, nella pudica Londra di fine Ottocento, si ritrovò quasi per caso a lavorare presso il Dottor Dalrymple, specializzato nel trattamento dei casi di isteria che si manifestava nelle donne con pianto, malinconia, irritabilità, rabbia. Il Dottor Dalrymple era convinto che la causa della malattia fosse anche la repressione sessuale imperante in quell'epoca e curava le "isteriche" con una terapia scandalosa ma efficace: il "massaggio manuale" sotto le gonne delle sue pazienti. 


Finché il giovane Granville non pensò di adattare uno spolverino elettrico inventato da un amico per compiere più  o meno lo stesso lavoro che a lui causava dolorosi crampi alla mano …  Fu così che nacque il vibratore, un oggetto simbolo dell’emancipazione sessuale femminile e ancora oggi largamente venduto in tutto il mondo.
Anche se questo film affronta il tema della sessualità femminile con grande leggerezza, credo che possa fare riflettere sull’ignoranza e la limitatezza di vedute che si è sempre avuta nei confronti degli organi genitali femminili. Il termine “hysteria” deriva ad esempio dal greco “hustéra” e significa “utero”: infatti questa presunta patologia veniva curata proprio con l’isterectomia, cioè con l’asportazione dell’utero o, in casi più lievi, con l’internamento in manicomio. Si credeva che l'isteria femminile avesse a che fare con gli organi genitali femminili ma non si approfondiva la questione e piuttosto si estirpava il “problema” alla radice, convinti che gli organi genitali femminili non avessero altra utilità se non quella riproduttiva. Del resto si è sempre agito così nei confronti delle donne: se non si capiscono si interviene sul loro corpo punendole, nascondendole, menomandole, uccidendole.  

Questo film invece, definito dalla regista Tanya Wexler ”una commedia romantica per la donna pensante”, sottolinea delle verità che ancora oggi lasceranno molte persone stupite: la donna ha una propria sessualità; una donna può soddisfare il suo piacere sessuale anche senza un uomo; l’insoddisfazione e la tristezza di tante donne (sembra un luogo comune ma non lo è) spesso dipende dal fatto che non vivono con il compagno una serena e appagante vita sessuale. (E la stessa cosa, del resto, vale anche per tanti uomini...).

Se per fortuna il termine hysteria è scomparso nel 1952 dal  DSM (Manuale dell’Associazione Psichiatrica statunitense che classifica le malattie psichiatriche), rimangono invece ancora oggi tanti tabù e tanti fraintendimenti legati alla sessualità femminile. E’ senz’altro ancora estremamente attuale la frase che dice a un certo punto del film Charlotte, la figlia del Dottor Dalrymple che lotta per il diritto di voto delle donne e per l’emancipazione femminile: “L’isteria non esiste,  non è che una diagnosi pigliatutto per donne insoddisfatte costrette a passare la vita tra faccende domestiche e mariti puritani ed egoisti che non sono capaci o non vogliono fare l’amore nel modo giusto o abbastanza spesso”. Charlotte incarna l’anima femminista del film, è la donna che dice e fa sempre quello che pensa, la donna che lotta per l’uguaglianza tra l’uomo e la donna,  è colei che ha grandi progetti da realizzare e non aspetta l’approvazione e il denaro di un uomo per costruire qualcosa di importante.  Di una donna così, ovviamente, un medico fuori dalle righe come l’inventore del vibratore non può che innamorarsi.  
Ma anche noi donne che viviamo a più di un secolo di distanza dai fatti raccontati in questo film, dovremmo fare nostra la lezione di Charlotte: essere noi stesse al 100%, cercare sempre un uomo che ci soddisfi davvero, anche dal punto di vista sessuale, e, se abbiamo delle idee, osare fino in fondo realizzarle. Se l’uomo che abbiamo accanto non ci appoggia, semplicemente non ci merita.     
Meglio sole che isteriche!

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