mercoledì 25 maggio 2011

Diamo qualche numero



Ieri è stato presentato a Montecitorio il rapporto annuale dell’Istat (Istituto nazionale di statistica) dal presidente Enrico Giovannini.
La situazione delle donne italiane rappresenta, secondo l’Istat, un unicum nel panorama europeo. Perché da un lato il mercato del lavoro le sottovaluta e le espelle appena può, dall'altro esse sono costrette a farsi carico di un welfare sempre più assente che poggia quasi esclusivamente sulle loro spalle.

Occupazione
Siamo il Paese con il più basso tasso di occupazione femminile dopo Malta e l'Ungheria.
Nel 2010 è peggiorata la qualità del lavoro femminile ed è scesa di 170.000 unità l'occupazione qualificata, mentre è aumentata di 108.000 unità quella non qualificata - in pratica sono uscite dal mercato del lavoro donne istruite con un buon lavoro, sono entrate badanti e impiegate nei servizi di pulizia straniere ma anche italiane. Il part-time femminile è cresciuto di 104.000 unità, ma si tratta interamente di part-time involontario. In generale, il tasso di occupazione femminile nel 2010 si è attestato al 46,1%, 12 punti percentuali in meno rispetto a quello europeo.

Salari
Il 40% delle occupate ha un lavoro che richiede una qualifica più bassa rispetto a quella posseduta (tra gli uomini la percentuale è del 31%). Nel 2010 si è anche aggravata la "disparità salariale di genere": la retribuzione netta mensile delle lavoratrici dipendenti è in media di 1077 euro contro i 1377 dei colleghi uomini, il 20% in meno.

Dimissioni in bianco
800.000 donne nel 2010 si sono ritrovate senza lavoro dopo la nascita di un figlio. Si tratta della pratica delle "dimissioni in bianco", cioè di madri che hanno dichiarato di essere state licenziate o messe in condizione di doversi dimettere, nel corso della vita lavorativa, a causa di una gravidanza. Solo quattro madri su dieci tra quelle costrette a lasciare il lavoro ha poi ripreso l'attività, ma con valori diversi nel Paese: una su due al Nord e soltanto poco più di una su cinque nel Mezzogiorno.

“Spremute” nel circuito familiare
Se a lavorare fuori casa la donna italiana ha molte difficoltà, in casa lavora moltissimo. Sulle donne pesa il 76,2% del lavoro familiare delle coppie, da quello domestico a quello di cura. Sulle loro spalle, inoltre, grava la mancanza di asili nido e le tante insufficienze dell'assistenza agli anziani. "La catena di solidarietà femminile tra madri e figlie su cui si è fondata la rete di aiuto informale rischia di spezzarsi", avverte l'Istat stessa.

E lo pensiamo anche noi.




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