venerdì 7 ottobre 2011

Dopo la nausea la lettera a Napolitano


Ieri, mentre si celebravano i funerali delle cinque donne morte nel crollo della palazzina di Barletta, c'erano dei signori in Parlamento che pensavano ad altro e di altro parlavano. Ma non si occupavano dei problemi del paese, di fare leggi urgenti che garantiscano una messa in sicurezza di tutti gli edifici pericolanti o di far partire un capillare controllo sul lavoro al nero. No, si occupavano di cambiare il nome del partito da Popolo della Libertà in "Forza gnocca" e alla deputata che, comprensibilmente, ha gridato loro "Vergognatevi", hanno pensato bene di rispondere "Vai a farti scopare che è meglio".

Persino Famiglia Cristiana oggi ha ammonito Berlusconi per l'accaduto scrivendo "Si vergogni, se non lo fa ci vergogniamo noi per lei. E ci scusiamo - a nome suo - di fronte al mondo".          

Una donna, Colette Esposito, ha pensato di scrivere la lettera che riporto sotto e un'altra donna,  Emanuela Chiarini, ha aperto il relativo evento su facebook. Uniamoci a loro per fare sentire tutto il nostro sdegno. 

Egregio Presidente della Repubblica,

mi rivolgo a Lei in quanto massima istituzione del nostro Stato e garante della nostra Costituzione per esprimere la mia profonda indignazione, nausea, sconcerto, nell'assistere allo squallido spettacolo di una classe politica - a cominciare dal Presidente del Consiglio - che con le sue continue parole offensive e degradanti mostra di non rappresentare la metà e oltre della popolazione italiana, non riconoscendole neanche il pieno status di persona e cittadina di questa Repubblica. 

Ricordo che la nostra Costituzione recita: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali" e che l'art. 1 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo stabilisce che "Tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti". 
Con espressioni come "forza gn..." o "vai a farti sc..." espresse da persone che dovrebbero rappresentare il popolo sovrano, si violano palesemente quelli che sono i fondamenti della Repubblica italiana e di ogni convivenza civile. Sollecito da parte Sua un doveroso atto ufficiale di richiamo verso la persona del Presidente del Consiglio e chiunque calpesti i diritti basilari di cittadinanza delle donne italiane. Sarò costretta, se questo stato di cose permane, a rivolgermi a organismi sovranazionali, a cui appellarmi, insieme ad altre donne come me indignate, perché prendano immediati provvedimenti verso lo Stato italiano, già oggetto di richiami a livello europeo e internazionale per la vergognosa condizione in cui versano i diritti delle donne.

Per scrivere alla Presidenza della Repubblica e inviare questa lettera:
https://servizi.quirinale.it/webmail/

NB: Dopo la spedizione occorrerà rispondere ad una mail che il sito del Quirinale invierà al vostro indirizzo di posta elettronica per conferma.
 


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