venerdì 23 settembre 2011

Veline sì, veline no


Ieri a Milano in una sala del Museo del Novecento si è tenuta la conferenza stampa di “Striscia la Notizia”. Il programma ricomincerà lunedì 26 settembre: sono stati riconfermati Greggio e Iacchetti ma ancora rimane un mistero se le veline saranno presenti o no. 


Due mesi fa, infatti, “Striscia la Notizia” ha lanciato una provocazione, annunciando che questa estate il programma “Veline” non sarebbe andato in onda (e infatti è stato sostituito con “Paperissima”) e che, a partire dalla prossima stagione, il Tg satirico avrebbe eliminato le veline dal cast se il Gruppo Espresso avesse rinunciato alle sue due veline di carta: il settimanale "D-La Repubblica delle donne" e il mensile "Velvet", dove la dignità delle donne è ridotta, come dice Ezio Greggio nello spot di “Striscia” che è andato in onda in questi giorni, “ad attaccapanni”.
Ricci ha anche inventato la pagliacciata di concludere lo spot con le due veline  Costanza Caracciolo e Federica Nargi che pregano San Carlone De Benedetti (una statua simile a quella di San Carlo Borromeo di Arona, ma con la faccia del proprietario del Gruppo Espresso) e lo supplicano di mantenere in edicola i due magazine, tenendoli in mano con reverenza, come se fossero le sacre scritture.

Mi sembra ovvio che domani “Velvet” e “D” usciranno in edicola come sempre, e che le veline torneranno ad ornare il tavolo di "Striscia la Notizia" con i loro soliti stacchetti.
La provocazione di Ricci è ipocrita e inutile, che senso ha fingere di far qualcosa per l’immagine della donna puntando il dito contro un altro e aspettando che sia lui per primo a dare il buon esempio? Se Ricci ammette finalmente che ci propone ogni sera un deleterio modello femminile, quello della donna stupida e sculettante, si prenda la responsabilità di togliere una volta per tutte le veline da quello studio, senza sceneggiare ridicoli appelli e inutili pagliacciate.

Che Ricci è il primo propugnatore di una televisione che strumentalizza e offende il corpo della donna ce lo conferma la querela che ha lanciato mercoledì scorso contro Gad Lerner che da sempre critica il modello televisivo di Ricci. Io penso che invece valga proprio la pena leggere il post che Lerner aveva scritto a febbraio sul suo blog e per il quale è stato querelato: 


“Ieri sera a “Striscia la notizia” Antonio Ricci ha scaraventato un imitatore di Beppe Grillo addosso a Patricia Thomas, giornalista dell’Associated Press, dandole dell’”americana ammuffita”. La malcapitata è colpevole di aver ricordato all’Infedele ciò che il peracottaro Ricci cerca invano di non far sapere ai suoi telespettatori: e cioè che solo in Italia succede che le principali televisioni trasmettano ossessivamente a ogni ora del giorno sempre lo stesso modello femminile ebete, sculettante, muto e sottomesso, come ornamento per maschi guardoni come lui e il suo principale Berlusconi.
Ricci non è scemo ma finge di non capire. E allora giù una filippica del finto Grillo per spiegarci che negli Usa ci sono le “bad girls” (proprio la Thomas ci aveva spiegato la differenza fra le “bad girls” americane, dominatrici, e quelle italiane, sottomesse); e che negli Usa (urca, che scoperta!) c’è una fiorente industria del porno. Quel che negli Usa non c’è, come non c’è in Francia, in Germania, nel Regno Unito, è una televisione clerico-puttaniera che contempla la donna solo in quanto corpo plastificato come da trent’anni ce la propina lui con le Veline, fingendo di farne la parodia progressista. Ora che Berlusconi è invecchiato, e riproduce nel sottoscala di casa sua gli spettacolini televisivi ideati dal suo fido propagandista Antonio Ricci, quest’ultimo cerca di mistificare e distinguere le sue responsabilità. Usa il vecchio trucco di sostenere che tutto il mondo è paese (come se le porcherie altrui giustificassero le sue). Certo, frugando nella programmazione televisiva estera si ritrovano il trash e la misoginia, figuriamoci. Ma non nella quantità, negli orari di punta e con l’univocità che vige in Italia. E della quale il nostro ciarlatano rimane il primo, insuperato propalatore.”

2 commenti:

Isabel Llàcer ha detto...

Sono spagnola e insegnante di italiano presso una scuola di lingue in Spagna. È da anni che insegno, è da anni che vengo in Italia perché ho dei carissimi amici e fidanzato nel Bel Paese e ho la sensazione che tutti questi anni non siano serviti a nulla, perché ancora oggi, non riesco a capire (e a far capire ai miei alunni) la figura della velina.
È curioso, ricordo quando ero piccola, quando Telecinco arrivò nella nostra tv e portò le chiamate "Mammaciccio", le veline di un tempo. Se oggi, chiedi a qualsiasi spagnolo: ti ricordi la mammaciccio?.. prima di rispondere (anche gli uomini eh?) si mettono a ridere! Perché quell'immagine assurda, più che erotica, più che bella, era ridicola.
Quando oggi, a scuola, spiego questo, spiego che la velina è presente in tutte le trasmissioni italiane (pure in programmi minimamente culturali!) non ci credono!
Una volta ho chiesto ad una mia collega siciliana. Mi ha detto: che vergogna davvero... ma sai? io me ne sto rendendo conto ora, che sono fuori dall'Italia: siccome sono cresciuta vedendo loro in tv, per me è normale!
Ed io, scusate, ma ho sentito una pena incredibile... trovare normale, non il corpo della donna, non la sua bellezza, ma quella ridicolizzazione. Prendere in giro una persona in quel modo, riderci in faccia, mi sembra davvero triste...

Giovanna Lombardi ha detto...

Ti ringrazio per la tua testimonianza, è preziosa. Il punto di vista degli altri ci ricorda come dovrebbero stare le cose e come molti di noi si siano ormai assuefatti a questo modo di concepire la donna.