Due notizie di questi giorni mi hanno colpita. Una è quella
apparsa sul Corriere della sera dal
titolo “Il mercato dei video hard delle compagne di classe”. Mi ha colpita per
l’ipocrisia di chi scrive e della società stessa, che prima inonda dalla
mattina alla sera i ragazzini di immagini erotiche e messaggi pedopornografici,
(in tv, nelle pubblicità, sui giornali, nei manifesti affissi sui muri delle
città) e poi si scandalizza se questi recepiscono questo modo di “essere” e lo
applicano alla lettera.
La seconda notizia è quella di Repubblica del 23 luglio dal titolo “Bimba di 5 anni violentata dal branco”. Mi ha suscitato una rabbia incontenibile, non solo nei confronti dei
responsabili dell’atrocità, ma, ancora, nei confronti di noi adulti e della
nostra società. Siamo noi adulti che abbiamo completamente perso di vista la
realtà e non riusciamo più a fornire ai ragazzi i giusti valori e sani modelli
di riferimento. E’ questa società che, se non mette un burka alle donne, le
mortifica in ugual misura, mostrandole già da bambine in campagne pubblicitarie
che le erotizzano e che stimolano gli immaginari perversi dei pedofili, privandole
dell’innocenza dell’infanzia e rendendole simili in tutto e per tutto (negli
atteggiamenti, nel trucco, nell’abbigliamento) a donne. Anzi, peggio, a donne a
completa disposizione …
Riporto le parole della scrittrice Cristina Obber, che
rappresenta in modo lucido quanto sta accadendo.
“Avete presente il video di Lorella Zanardo Il corpo delle donne?
Se lo guardate con gli occhi di un bambino e di una bambina, di
tre, quattro anni, e poi sette e poi dieci, è tutto scritto.
Un bombardamento di tette, di culi, di ammiccamenti e battutacce
a doppio senso, allusioni e illusioni. Il corpo delle donne appunto, sempre
mostrato, sempre filmato all’interno di un gioco, con adulti accondiscendenti
che sorridono, dentro il video e a casa, intorno a te, nel tuo salotto, sul tuo
divano. Mentre tu giri con il triciclo per casa, mentre fai i compiti di
matematica o mentre ti godi quella mezz’ora di televisione con i grandi prima
di andare a letto, germoglia e cresce dentro di te un’abitudine all’esibizione
volgare della nudità femminile, alla promiscuità dei rapporti, a storie d’amore
confezionati in poche ore, coordinati e diretti da telecamere ed autori.
Poi un giorno, a tredici anni, ti fai filmare con il telefonino
nel bagno della scuola mentre alzi la maglietta e mostri al mondo le tette.
E il mondo degli adulti grida Al
lupo! Al lupo! E ti giudica, violandoti una seconda volta.
Tutti a scandalizzarsi! Oggi.
Dov’eravamo ieri? E dove vogliamo essere domani?
Ripartiamo da qui.
E Ripartite da qui anche voi,
ragazze, questa non è indipendenza, è dipendenza.
Riprendetevi il vostro corpo, che
non è merce di scambio, ma una parte di voi. Riprendetevi la vostra testa e i
vostri pensieri.
Questo non è un gioco che diverte, è
un gioco che conviene. A qualcun altro.”
Concludo
con il manifesto della campagna Libera Infanzia di Giorgia Vezzoli, dalla quale
ho ripreso il promo con cui ho aperto questo post.
“Libera infanzia nasce da questa
mia domanda:
Siete
sicuri che gli stereotipi di genere non siano presenti anche... anzi
sopratutto nell’infanzia?
La
mia risposta è stata questa campagna.
Grazie ad una serie di segnalazioni ho constatato che la discriminazione di
genere da parte della comunicazione inizia proprio dall’infanzia.
C'è anche un atro dettaglio: alle bambine vengono imposti ruoli di genere
stereotipati, gli stessi che vengono applicati alle donne adulte, compresa
la cosidetta erotizzazione del corpo.
L’occidente
è la società che tutela l’infanzia in assoluto in termini di leggi contro la
pedofilia, pedopornografia e gli abusi sui minori. Ma
poi quando andiamo oltre alle leggi scopriamo che le leggi non sono sufficienti
per poter affrettarci a dire che i minori sono tutelati.
Gli
abusi contro i bambini sono in aumento, il turismo sessuale contro i minori è
compiuto maggiormente dagli occidentali e in Italia solo tra il 2008 e 2009
sono spariti più di mille bambini. Inoltre c’è un fenomeno nuovo: quello dell’erotizzazione del corpo
infantile da parte dei mass-media.
Se la pedopornografia è un reato, perchè l’erotizzazione dei bambini viene permessa?
Non
possiamo considerare dannose pure le immagini che violano l’infanzia, che
impongono di essere adulti precocemente e di essere sessualmente
appetibili?
Alle
bambine in particolare è richiesto di essere sexy, di assomigliare alle madri,
quelle stesse madri che poi vengono vilipese dalle pubblicità e televisione e
ridotte a mero oggetto sessuale.
Per questo che ho dato vita ad una
campagna che si chiama "Libera infanzia" il
cui compito è raccogliere segnalazioni da
parte dei/lle mie/i lettori/trici.
Libera
infanzia è una campagna che invita a riflettere e non chiudere
gli occhi contro l’erotizzazione del corpo infantile, gli steroetipi di genere
e l’adultizzazione dei bambini. In Italia parlare della condizione infantile
nei mass-media è ancora tabu’.
"Libera Infanzia" non si limita solo a segnalare e creare un
monitoraggio sui mass media ma anche di avviare un vero e proprio boicottaggio
dei prodotti e delle aziende che violano l’infanzia.
La
mia campagna ha messo in atto la realizzazione di un documentario, in cui sono
elencate tutte le forme di abuso dei minori da parte della nostra società.
Ovviamente entro nel merito soltanto nei confronti dell’abuso dei minori da
parte della sfera commerciale, in quanto mi occupo principalmente di queste
tematiche.”
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