Sono stata
via una decina di giorni, e al mio ritorno mi sembra di aver trovato un' Italia
un po’ meno democratica di quando sono partita! Dopo gli entusiasmi delle
ultime elezioni amministrative e del referendum, di nuovo l’opinione dei
cittadini sembra non contare nulla. Di nuovo la politica e lo stato cercano di
imbavagliarci e persino percuoterci, se necessario.
Mi riferisco
agli scontri avvenuti durante la manifestazione No Tav in Val di Susa domenica 3 luglio, quando 70000
persone hanno manifestato pacificamente contro la costruzione della nuova linea
ferroviaria Torino-Lione e poche centinaia di black block hanno scatenato quella furia tra i poliziotti che già abbiamo conosciuto
con i fatti di Genova del 2001. Sconvolgente è ad esempio il racconto di
un ragazzo, Fabiano di Berardino, che, ferito gravemente da più poliziotti, ha
continuato a ricevere colpi, insulti e sputi persino quando era steso sulla
barella e proprio mentre era sulla barella un poliziotto gli ha rotto il naso
urlandogli che lo avrebbe ammazzato. Politici e mezzi di informazione hanno
condannato gli eccessi violenti dei black block e hanno elevato i poliziotti ad
eroi, facendo passare in secondo piano le ragioni che hanno portato ben 70000
persone a manifestare (a tal proposito linko questa lettera che nessun giornale
pubblicherà ma che forse chiarisce un po’ le idee). Ma tra le voci dei cittadini e i numerosi
video che circolano su youtube, mi ha colpita quella ragionevole e coraggiosa
di una donna che il giorno dopo gli scontri ha parlato ad alcune decine di
poliziotti ancora in assetto di guerra cercando di far appello alla loro
sensibilità, chiedendo loro di informarsi sulle ragioni dei cittadini e facendo
notare quanto non abbia avuto senso usare i gas lacrimogeni e i manganelli
contro famiglie con donne e anziani che manifestavano pacificamente …
La stessa
atmosfera di imbavagliamento, tuttavia, si respira a molti chilometri di
distanza, a Roma, dove, durante un incontro al quale era presente Daniele
Capezzone, portavoce del Pdl, questi ha esordito paragonando ai black block
della Val di Susa i numerosi artisti e comuni cittadini che da mesi occupano
pacificamente lo storico teatro Valle, rifiutando che esso venga trasformato in
un casinò. Quando l’attrice Sabina Guzzanti si è alzata in piedi per esporre le
ragioni dei residenti della zona contro la costruzione del casinò, Capezzone
non l’ha lasciata parlare, incalzandola inizialmente con parole a vuoto e
successivamente con insulti rivolti a una sua (di Sabina!) mancanza di
democrazia, quando è stato proprio lui a impedirle di parlare!
Sabina Guzzanti
e la sconosciuta antiTav hanno provato ad usare il dialogo, contro quella violenza
verbale e fisica che questi uomini hanno mostrato. Ma, al di là di queste
riflessioni, mi chiedo, è questa l’Italia che vogliamo?
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